spot_img
More

    Mosca dell'olivo

    mosca dell\'olivo

    MOSCA DELL’OLIVO
    Bactrocera = Dacus oleae (Gmelin, 1790) 

    La mosca è una specie carpofaga, la cui larva è una minatrice dell’olivo. I suoi attacchi sono maggiori nelle regioni più umide e fresche mentre sono meno marcati nelle zone ad estate calda e siccitosa.

    La specie presenta i classici quattro stadi:

    uovo, color bianco latteo; larva di 1^ età, quasi trasparente; larva di 2^ età, cilindrica, bianco-giallastra; larva di 3^ età, conica allungata, bianco-giallastra, lunga 7-8 mm; pupario, di forma ellittica, colore dal bianco al giallo-rossastro; gli adulti, lunghi 4-5 mm; il maschio più piccolo della femmina, ha capo giallo fulvo con occhi verde metallico, ali ialine con una piccola macchia nera; addome fulvo con due tacche nere sui primi quattro segmenti, di forma rotondeggiante nei maschi e romboidale nelle femmine. La specie, in condizioni climatiche favorevoli, potrebbe svilupparsi durante il corso dell’anno ma, in realtà, mostra due picchi distinti, uno a fine inverno e l’altro a fine estate. L’inverno è trascorso allo stadio di pupa. Gli adulti saranno attivi per il volo a 13-14°C e per la riproduzione a 16-17°C.

    SINTOMATOLOGIA:

    In estate inoltrata v’è l’ovodeposizione, che l’adulto attua praticando una puntura sulla buccia dell’oliva e deponendo un solo uovo. Si distingue una puntura fresca per il suo colore verde scuro, da una puntura vecchia di colore bruno giallastro.

    L’uovo schiuderà in 2-3 giorni in estate sino a circa 10 giorni in autunno. La larva scaverà una galleria superficiale ma poi penetrerà in profondità, senza intaccare il nocciolo. In prossimità della terza muta, la larva si sposterà verso la superficie per preparare il foro d’uscita. A maturità, l’adulto romperà il pupario, fuoriuscendone e quindi sfarfallando all’esterno dell’oliva.

    Gli adulti sono glicofagi (ovvero si nutrono di sostanze zuccherine cristallizzate), amano soprattutto la melata.

    Inoltre si nutrono dei batteri presenti sulla superficie delle piante, ai quali la mosca risulta strettamente associata.

    Fattori abiotici e biotici di regolazione demografica

    Fattori limitanti per lo sviluppo dell’insetto sono le temperature: C°<6-7°C e C°>35°C e le umidità relative basse; le due condizioni associate portano ad un’elevata mortalità.

    Per i nemici naturali sono frequenti gli imenotteri calcidoidei, ( Pnigalio agraules, Eupelmus urozonus, Eurytoma martellii, Eurytoma masii, Cyrtoptyx latipes, Dinarmus virescens) che sono ectoparassitoidi larvali. Di recente in Italia due nuove entità: l’imenottero braconide oo-pupale Fopius arisanus e l’imenottero calcidoideo, pupale gregario, Baryscapus silvestrii.

    DANNI:

    Sono di vario tipo ed entità.

    1. Le punture d’ovodeposizione costituiscono un danno per le olive da tavola, determinandone un forte deprezzamento.
    2. L’insetto causa cascola delle olive; indirettamente, poiché alla ferita dell’ovodeposizione si associano l’uovo e poi la larva d’un predatore e d’un fungo, che provocano l’abscissione dell’oliva colpita; direttamente, perché il foro d’uscita diminuisce la resistenza al distacco. La cascola economicamente più dannosa è quella che si ha in settembre-ottobre rispetto a quella che avviene in luglio-agosto.
    3. L’attività trofica della larva provoca una perdita di polpa e danni alla rete dei vasi che alimentano la drupa; tale perdita in un frutto piccolo può arrivare anche al 20% sul peso fresco dell’
    4. Provoca alterazioni biochimiche, la più nota delle quali è l’aumento dell’acidità libera causata dall’idrolisi enzimatica degli acidi grassi. Tra infestazione ed aumento dell’acidità la relazione è diretta, anche se i diversi tipi di infestazione producono danni diversi. Variazioni di acidità importanti si hanno con la presenza di larve mature, pupe e gallerie abbandonate. Altra alterazione è l’aumento dei perossidi, l’alterazione della composizione acidica con la riduzione dell’acido oleico e l’aumento degli acidi palmitoleico e linolenico, la diminuzione dei polifenoli, l’incremento delle costanti spettrofotometriche, la modificazione della composizione degli steroli con il decremento in contenuto del β-sitosterolo.

    MONITORAGGIO

    I dispositivi usati per il monitoraggio delle popolazioni adulte sono distinti in tre tipi:

    1. trappole alimentari, chemiotropiche, innescate con sostanze zuccherine, sali ammoniacali o proteine idrolizzate;
    2. trappole visive, cromotropiche di color giallo;
    3. trappole sessuali, chemiotropiche a feromone.

    Le trappole alimentari, usate con le bottiglie tipo “Berlese” o “Mc Phail” sono scarsamente selettive. Le trappole cromotropiche gialle, a pannello semplice o a setti incrociati, sono poco selettive e, anzi, possono causare danni all’entomofauna ausiliaria. Le trappole a feromone presentano un’alta selettività specifica, ma attirano quasi esclusivamente i maschi. Oggi sono usate trappole ad innesco multiplo che consistono in tavolette gialle con un erogatore a lento rilascio d’ammoniaca e di un dispenser di feromone sessuale.

    Per avere dati affidabili, la gestione delle trappole deve essere corretta, sostituendo regolarmente gli erogatori feromonici e delle sostanze attrattive ed eseguendo il conteggio delle catture almeno settimanalmente.

    Le trappole saranno da una a tre per ettaro, verso la metà del mese di luglio, posizionate a circa metà chioma esposta a sud-ovest.

    Soglie economiche d’intervento

    L’intervento trova giustificazione solo nella presenza dell’insetto capace di procurare danni economicamente rilevanti.

    Vi sono tre diversi livelli di soglia economica:

    1. di tolleranza;
    2. di intervento;
    3. di danno.

    La soglia d’intervento relativa ai trattamenti larvicidi è tra il 10 ed il 15% di olive con uova e larve giovani; essa varia con la cultivar, della produzione e dalle diverse epoche del periodo estivo-autunnale.

    Difesa

    1. Difesa agronomico-colturale

    Particolare rilevanza è la “suscettibilità ambientale”, legata alle condizioni climatiche più o meno favorevoli allo sviluppo della mosca.

    Poi la “suscettibilità varietale”, valida nel momento del nuovo impianto e quindi nella scelta della varietà meno suscettibile agli attacchi dell’insetto. Per minore suscettibilità si intende la resistenza alla penetrazione, la colorazione scura delle drupe, le piccole dimensioni ma anche il diverso contenuto d’alcune molecole nel frutto.

    Altro metodi di difesa di natura colturale sono la raccolta anticipata e totale delle olive, l’inerbimento dell’oliveto, anche parziale, nessuna concimazione fogliare.

    1. Difesa biologica con parassitoidi

    Già precedentemente descritti, sono alcuni imenotteri calcidoidei ectofagi polifagi e l’imenottero braconide Psyttalia concolor. Quest’ultimo parassitizza larve di prima e seconda età. Gli effetti non sono comunque ragguardevoli.

    1. Difesa preventiva con prodotti microbiologici

    Usato il Bacillus thuringiensis, adulticida, ed il fungo Beauveria bassiana, fortemente riducente l’attrattività delle olive verso le femmine ovodeponenti. Ovvia l’usabilità di questo tipo di difesa in olivicoltura biologica.

    1. Difesa larvicida curativa (con insetticidi di sintesi)

    Si usano esche proteiche avvelenate con dimetoato o altri principi attivi ammessi, con trattamenti ripetuti sin dall’1-2% di olive “punturate”. Si creano nell’oliveto aree di attrazione alimentare e di abbattimento, attraverso la distribuzione su tutte o sul 50% delle piante, di 0,3-1,5 litri di miscela, costituita dall’1% di esca e dallo 0,1% di insetticida.

    Se al posto del dimetoato o altri p.a. si usa piretro naturale, questo metodo diventa spendibile in olivicoltura biologica.

    1. Difesa con dispositivi d’attrazione ed abbattimento

    “Eco-trap Vioryl”, sacchetto in polietilene, rivestito esternamente da carta imbevuta da deltametrina, all’interno con 70 gr di bicarbonato d’ammonio e con dispenser di feromone sessuale;

    “Magnet-oli AgriSense”, cartoncino laminato con superficie trattata con λ-cialodrina, un erogatore di feromone sessuale ed un diffusore d’ammoniaca.

    Si useranno 1 dispositivo per pianta o 1 ogni 2-3 piante, in funzione della densità d’impianto; andranno posizionati all’inizio dell’indurimento del nocciolo. Questo metodo non contamina le drupe ma non ha dato costanza di risultati. Può essere adoperato in olivicoltura biologica.

    1. Difesa adulticida con metaboliti batterici

    Si applica sulla chioma piccole quantità di formulato Spintor-fly, costituito da spinosad, sostanza d’origine naturale, ed una miscela attrattiva. Il dosaggio per il formulato sarà di 1,0-1,2 litri per ettaro, per la relativa miscela acquosa si arriverà ai 5 l/ha. Metodo registrato anche per l’olivicoltura biologica, prevede un massimo di cinque trattamenti all’anno.

    1. Difesa preventiva con prodotti a base di rame

    Il solfato e l’ossicloruro di rame, applicati sulla chioma, svolgono un’azione deterrente contro le femmine ovodeponenti. Oggi, per evitare rischi di accumulo del metallo nell’ambiente, si sta optando per l’impiego di formulati a basso contenuto del metallo, che dimostrano compatibilità con altre metodiche di controllo della mosca e sono usati sia in ambito di agricoltura integrata che biologica.

    1. Difesa preventiva con prodotti a base di argille

    L’irrorazione delle chiome con prodotti come il caolino, determina sulle stesse una patina di microparticelle che ostacola il riconoscimento del frutto e della stessa pianta, limitando l’ovodeposizione. I trattamenti saranno ripetuti a partire dalla prima generazione estiva; si useranno 2-3 kg di prodotto per ettolitro di sospensione acquosa. E’ ammesso in olivicoltura biologica, complementare alla difesa con prodotti a base di rame, in totale conflitto con la difesa che si basa sui fenomeni attrattivi. Il film sulle drupe non influisce sulla qualità dell’olio ma non si sa ancora quali influenza abbia sull’entomofauna ausiliaria dell’oliveto.

    1. Difesa con prodotti di origine vegetale

    Sono due i prodotti ammessi in agricoltura biologica: il piretro e l’azadiractina. Scarsa efficacia per trattamenti ovo-larvicidi ma molto utili nei dispositivi d’attrazione ed abbattimento degli adulti.

    Riassunto dei principali metodi di difesa antidacica (A=adulto ; L=larva; P=pupa)