Previsione Produzione 2021/22
L’acqua fa la differenza, così come le regioni meridionali che contribuiscono in maniera rilevante a una produzione di qualità nella campagna 2021/22 che si preannuncia in lieve ripresa rispetto alle performance produttive realizzate lo scorso anno, con una produzione che, al termine dell’indagine condotta da Italia Olivicola in collaborazione con i frantoi AIFO, si dovrebbe collocare poco al di sopra delle 300.000 tonnellate.
E’ un’Italia spaccata a metà, infatti, quella che ha da poco aperto i frantoi e dato inizio alla raccolta, con Puglia, Calabria e Sicilia che si riprenderanno la scena dopo la precedente deludente campagna. Più a nord si sale e più l’olivicoltura piange un’annata difficile, con le gelate di fine marzo-inizi aprile e le alte temperature estive associate alla mancanza di precipitazioni che hanno falcidiato le produzioni.
E allora descriviamola questa Italia olivicola.
Il Sud: serbatoio oleario d’Italia
Non sarà tutta la Puglia a salvare l’olivicoltura italiana ma soprattutto due province, Bari e la BAT (Bari-Andria-Trani), con un incremento produttivo del 50% dopo la scarsa annata 2020/21. Le piogge degli ultimi giorni, anche se insufficienti, stanno contribuendo a migliorare lo stato delle olive in asciutta e la campagna si preannuncia ottima anche dal punto di vista qualitativo per la sostanziale assenza della mosca olearia. Situazione difficile ancora nel Salento, anche se qualche speranza viene dai nuovi impianti di Leccino e FS17. Complessivamente però la Puglia segna un +30%.
In Calabria e Sicilia assistiamo, per altre ragioni, a spaccati assai disomogenei. La piana di Gioia Tauro, le province di Reggio Calabra e Vibo Valentia ha cali importanti, dovuti soprattutto all’alternanza di produzione, mentre festeggiano Catanzaro, Cosenza e Crotone, tutte provenienti da annate di scarica, agevolate da un andamento climatico sostanzialmente favorevole. La Regione Calabria, nel complesso dovrebbe vedere un segno positivo a doppia cifra (+12%) simile a quello della Sicilia (+14%) , anche se anche nell’Isola non mancano criticità nelle zone est, in particolare Catania e Ragusa, mentre si prospetta un’annata di carica ad Agrigento e Trapani. La qualità è ottima, particolarmente nelle zone irrigue dove è stato possibile interrompere il periodo siccitoso ed evitare stress idrici e stati di sofferenza delle piante e dei frutti.
Celebrano l’avvio della campagna olearia con le prospettive di un buon raccolto sia il Molise sia la Basilicata, accreditati rispettivamente di un +26% e +35%. A impedire crescite anche maggiori i caldi e la siccità, in territori olivicoli dove l’olivicoltura è prevalentemente in asciutta. L’annata è però buona anche dal punto di vista degli attacchi parassitari e pertanto della qualità.
In controtendenza due sole Regioni: Campania e Sardegna. In Sardegna si avrà una stabilità produttiva con l’eccezione della provincia di Oristano, in difficoltà a causa della siccità. Nel meridione dell’isola la qualità dell’olio attesa è eccellente grazie alle alte temperature che hanno contribuito a contenere lo sviluppo delle popolazioni di mosca olearia. In Campania il calo è invece generalizzato (-20%), con percentuali variabili, in tutte le province. La qualità della produzione è mediamente buona ma in alcuni areali, la mosca è stata segnalata ma in generale lo sviluppo delle popolazioni del parassita risulta contenuto.
Il centro: annata di magra con poche eccezioni
Unica eccezione di un quadro a tinte fosche l’Abruzzo che segna un incremento produttivo del 29%, dato che potrebbe persino lievitare se le rese saranno in linea con le medie quinquennali. Le piogge delle ultime settimane sono in questo senso tempestive. La qualità è ottima per la limitata attività di parassiti e patogeni.
A condizionare la campagna olearia in Umbria e nelle zone interne della Toscana la gelata di aprile, con temperature minime anche di -9, -10 °C, oltre al caldo e alla siccità estivi. I cali produttivi sfiorano il -40% in Umbria e sono del -30% in Toscana dove si salva il grossetano.
Situazione meno difficile nel Lazio, accreditato del – 15%, dove la maglia nera è per la provincia di Viterbo con produzione dimezzata dopo comunque un’annata di carica la scorsa stagione. Situazione ancora migliore nelle Marche il cui calo è contenuto al – 5%, dato influenzato dalle scarse performance produttive nelle province di Ascoli Piceno e Pesaro-Urbino. Le olive si presentano sane sotto l’aspetto sanitario ma fortemente sofferenti da carenza idrica.
Il Nord: è andato tutto storto
E’ il nord ad aver pagato maggiormente le conseguenze dei cambiamenti climatici in questa stagione.
In Liguria è un’annata di scarica (-60%). La fioritura è stata buona ma seguita da una scarsa allegagione. Si segnala a forte cascola su olive colpite da una patologia non ancora identificata che annerisce la parte apicale delle olive che successivamente cascolano.
Percentuali di diminuzione simili in Veneto la produzione stimata è in diminuzione rispetto all’annata precedente del -60% ma anche in Friuli-Venezia Giulia la performance produttiva ha caratteristiche del tutto negative (-60%) ed altrettanto dicasi per il Trentino (-65%). Caldo e scarsa allegagione, con cascole anomale che hanno colpito assai di più la Lombardia (-70%).