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    Previsione Produzione

    PREVISIONI DI PRODUZIONE – CAMPAGNA OLIVICOLO OLEARIA 2019/20

    Dall’indagine eseguita dagli osservatori di mercato di CIA- ITALIA OLIVICOLA – AIFO nella seconda metà di settembre emerge, al momento, una produzione di oltre 330.000 tonnellate a livello nazionale, corrispondente ad un incremento medio percentuale pari all’89% rispetto alla campagna precedente 2018/19.

    Come si evince dalle percentuali in tabella, il Centro Sud è in netta ripresa, con l’eccezione di Lazio, Umbria e Toscana, mentre il Nord del paese è in netto calo produttivo per effetto principalmente dell’alternanza di produzione. 

    Queste aspettative dovrebbero concretizzarsi fatto salvo eventi climatici imprevisti e considerando le ordinarie rese in olio delle varie zone produttive del paese. Una ulteriore variabile è data dalla mosca olearia che dopo una annata di attività generalmente contenuta, seppur con le dovute eccezioni, con il diminuire delle temperature e l’incremento dell’umidità, sta ricominciando a farsi notare ed è ancora in grado di danneggiare parte della produzione.

    L’andamento climatico è stato generalmente favorevole allo sviluppo dell’olivo. Nella fase molto delicata della fioritura, però, molte province italiane sono accomunate dall’aver subito forti venti di scirocco che hanno portato a repentini incrementi di temperatura che hanno danneggiato i fiori e la conseguente allegagione. Diversamente, la produzione sarebbe stata ancora più alta. Grazie alla grande diversità del patrimonio varietale italiano, certe varietà, un po’ più precoci o tardive, sono sfuggite alle conseguenze del caldo improvviso e la produzione ha tenuto. L’estate molto calda ha portato le olive a perdere turgidità e mostrare accenni di raggrinzimento laddove le dotazioni idriche dei terreni sono risultate insoddisfacenti o non si è intervenuti con l’irrigazione. Qui è di fondamentale importanza che prima della raccolta intervengano le precipitazioni per il completamento del processo di inolizione, a tutela delle rese in olio. Non tutto il male vien per nuocere, si dice, e il rovescio, positivo, della medaglia è che i parassiti, la mosca olearia in primis, e i patogeni non hanno avuto vita facile per il gran caldo e la bassa umidità. Inoltre, per la mosca le olive di piccole dimensioni e con scarsa turgidità dovrebbero risultare meno attraenti per l’ovideposizione.

    La qualità della produzione olivicola attesa è ottima, con le dovute eccezioni, che saranno evidenziate nel successivo articolato regionale. Certo è che il monitoraggio della mosca olearia, eseguito su tutto il territorio olivicolo nazionale, grazie alla rete tecnica di monitoraggio, ha evidenziato un’annata molto favorevole con percentuali di infestazione piuttosto basse. Raramente i bollettini fitopatologici hanno suggerito l’esecuzione di interventi fitosanitari contro la mosca che solo in alcuni casi si sono resi necessari nel periodo di luglio. Il caldo estivo ha tenuto sotto controllo il parassita che anche se presente è risultato spesso poco attivo. Anche le ultime rilevazioni di settembre mostrano un po’ ovunque percentuali di infestazione fisiologiche, al di sotto della soglia di danno. In questo tardo settembre, però, il rinfrescare delle temperature e le precipitazioni potrebbero stimolare il parassita ma la campagna di raccolta è ormai prossima, se non già iniziata, e ci si attende che la campagna di raccolta e molitura proceda a pieno ritmo entro la metà di ottobre.

    Entrando nel dettaglio regionale, per la regione Puglia si delinea una buona campagna produttiva, particolarmente nel nord della regione. Nelle province di Bari e di BAT, la campagna si preannuncia molto buona, con incrementi percentuali rispetto alla campagna precedente elevatissimi visto che quest’ultima era stata molto scarsa, una delle peggiori che si ricordino a memoria di olivicoltore. La produzione olivicola viene stimata dai tecnici sul territorio superiore di circa un 20% alla campagna 2017 con cui è più immediato il confronto rispetto a quella molto scarica del 2018, per raggiungere e superare i risultati della campagna 2015/2016. A determinare questa stima, molto interessante in termini di produzione di olive, certamente la generosità del clima che ha influito favorevolmente sia sulla fioritura sia sulla allegagione e la sostanziale assenza di mosca olearia che, settimanalmente monitorata dagli osservatori delle organizzazioni di produttori, pur rilevando la presenza del parassita lungo la fascia costiera del barese (Molfetta, Bisceglie) all’inizio dell’estate, non ha evidenziato, allora e fino ad ora, lì come altrove in provincia, il raggiungimento delle soglie di danno tanto da non suggerire l’esecuzione di trattamenti di alcun tipo. Pur trattandosi di una stagione molto calda le piante non hanno risentito di fenomeni di carenza idrica. In termini di produzione di olio va considerata però la variabile delle rese in relazione a due aspetti: si osserva un ritardo nella maturazione delle olive e la tendenza delle piante molto cariche ad avere un minor contenuto in olio. Sarà, pertanto, importantissima la scelta del momento più idoneo per la raccolta, che dovrà contemplare le caratteristiche varietali, il grado di maturazione e l’andamento della mosca olearia considerando il progressivo ridursi delle temperature e l’incremento dell’umidità dovuto alle precipitazioni di questo tardo settembre. I frantoi sono previsti in apertura in prevalenza nella seconda decade di ottobre. Anche in provincia di Foggia si prevede una buona campagna che dovrebbe riportare le produzioni ai livelli di annate di carica quale la 2017. Rispetto alla campagna 2018, si stima che mediamente, per l’intera provincia, la percentuale si attesterà sul +105%, fatto salvo il regolare prosieguo della stagione fino al momento della raccolta. L’andamento climatico è stato ottimale senza evidenziare problematiche particolari. Entrando nel dettaglio dei diversi areali il comprensorio del Gargano presenta la produzione quantitativamente migliore rispetto all’Alto Tavoliere e, a maggior ragione, al Basso Tavoliere dove qualche problema, sebbene di lieve entità, è stato causato dall’umidità che, nel periodo di luglio, ha favorito qualche attacco di mosca che ha spinto le aziende ad intervenire sebbene un solo trattamento sia stato sufficiente a controllare il parassita. Negli altri comprensori del foggiano tali condizioni non si sono verificate. Le alte temperature del mese di agosto hanno fatto il resto e la qualità delle olive si prevede in generale buona, ottima nell’Alto Tavoliere.  I frantoi si stanno preparando per l’apertura della stagione molitoria il cui inizio dipenderà dall’andamento climatico delle prossime settimane. La maturazione delle drupe manifesta un leggero ritardo e si tenderà ad attendere la piena maturazione delle olive per non compromettere le rese, in relazione alle differenze varietali (l’Ogliarola garganica è più tardiva della Peranzana tipica dell’Alto Tavoliere) e compatibilmente con l’andamento della mosca che viene settimanalmente monitorata dalle organizzazioni dei produttori in questa come nelle altre province della regione.

    Anche le province di Brindisi e Taranto fanno registrare la produzione in crescita anche se a ritmo diverso. In provincia di Brindisi si preannuncia una buona annata di raccolta, non straordinaria ma buona, stimabile in un incremento del 25% rispetto alla annata precedente. Non ci sono stati fenomeni atmosferici che abbiano fino a questo momento impattato negativamente sulla produzione e anche la mosca è stata poco presente, come in generale un po’ ovunque quest’anno, sebbene sia stata riscontrata in alcune condizioni, quali oliveti irrigui e/o a drupa grossa. Anche in queste condizioni però un trattamento è stato sufficiente a tenere il parassita sotto controllo. C’è inoltre da dire che i trattamenti obbligatori per la lotta alla sputacchina, veicolo del batterio della Xylella, in particolare il secondo trattamento, eseguito nel mese di giugno, contribuisce a contenere eventuali iniziali attacchi di mosca. La qualità della produzione attesa è pertanto buona. Anche in provincia di Taranto la produzione sembra essere buona, e viene stimata nell’ordine del 100% rispetto alla annata precedente. L’alternanza di produzione e un impeccabile andamento climatico hanno fino a questo momento determinato i presupposti positivi per l’imminente raccolta. Anche sotto il profilo qualitativo, alla luce degli scarsi attacchi, controllati da isolati trattamenti, laddove necessari, la campagna si presenta buona. I frantoi sono previsti anche in questa provincia in apertura entro ma non oltre la metà di ottobre. In provincia di Lecce la situazione è purtroppo diversa: la produzione è prevista in diminuzione del 50% rispetto a quella espressa nella campagna precedente che, come è noto, era già stata scarsa e dovrebbe attestarsi leggermente al di sotto delle 3.000 tonnellate. La provincia di Lecce è notoriamente vessata dalla problematica del disseccamento rapido dell’olivo, a cui si sono aggiunti i danni causati in fioritura da venti di scirocco e piogge che hanno impattato negativamente sulla produzione.

    In Calabria, si delinea una ottima campagna produttiva se rapportata a quella precedente che era stata di scarica. Il segno positivo torna dunque a farsi vedere in tutte le province sebbene le più interessanti e che maggiormente incidono sulla produzione regionale siano quelle di Catanzaro e Reggio Calabria. In particolare, in provincia di Catanzaro, la piana di Lamezia presenta oliveti carichi, soprattutto nelle grandi aziende a conduzione razionale. Sebbene non con la medesima uniformità, si trova una ottima produzione anche sui versanti ionico e tirrenico della provincia. Una produzione ridotta si osserva, invece, a quote più alte, intorno ai 300/400 metri sul livello del mare dove, verso la fine del mese di giugno, si è verificato un improvviso incremento delle temperature che ha letteralmente bruciato la fioritura e influito negativamente sull’allegagione. In provincia di Cosenza, la produzione si presenta meno costante, a macchie, tanto nell’areale ionico che in quello tirrenico. Inoltre, in questa provincia, come in quella di Catanzaro e in generale in tutta la regione, le produzioni sono limitate con l’aumentare dell’altitudine sempre a causa del già citato repentino sbalzo termico. Anche nel Crotonese si torna a registrare produzioni interessanti. Complessivamente, rispetto alla precedente campagna, la regione incrementa considerevolmente la produzione che viene stimata superiore alle 35mila tonnellate. Un risultato interessante che però non raggiunge quello di campagne quali la 2015/16 e 2017/18, solo per citare le più recenti, dove, con riferimento alla base dati ISMEA, sono stati raggiunti picchi di 66mila e 71mila tonnellate, rispettivamente.

    Per descrivere la situazione produttiva in Sicilia bisogna considerare due aspetti che hanno influito su quelli che sono i risultati attesi: i fenomeni climatici nel periodo della fioritura e il comportamento delle diverse varietà a fronte di questi fenomeni. In primavera forti venti di scirocco sono intervenuti a danneggiare la delicata fase di fioritura determinando una sorta di bruciatura del fiore sulla pianta che si è tradotta successivamente in una ridotta allegagione. Questo è accaduto su varietà quali la Cerasuola e la Nocellara del Belice condizionandone fortemente la produzione. Diverso è il caso della Biancolilla che, risultando più tardiva, è riuscita in qualche modo a sfuggire al momento critico e mostra oggi una ottima produzione. Non a caso, dunque, sul territorio siciliano si osservano areali scarichi accanto a zone in piena produzione a seconda delle varietà presenti e della loro risposta alle criticità climatiche. Per la regione Sicilia, dunque, per la stima dei quantitativi della campagna 2019/2020 si deve entrare nel dettaglio di diversi areali. Partendo dalla Sicilia occidentale, fatto centro a Sciacca, in provincia di Agrigento, e procedendo in direzione di Trapani, la varietà dominante è la Cerasuola, che rappresenta l’80% delle varietà presenti, e non si prevede di superare la produzione dello scorso anno che, qui come in generale per l’intera regione, era stato di scarica. con le dovute eccezioni locali. Più ci si sposta in direzione di Castelvetrano, cuore dell’olivicoltura trapanese, e più la produzione sembra scarsa perché a predominare è la varietà Nocellara del Belice che ha subito gli effetti negativi dei venti caldi in fioritura. La rimanente parte della provincia di Trapani, invece, presenta buoni risultati produttivi che portano la produzione provinciale media stimata a superare quella dello scorso anno di circa un 20%. Anche la provincia di Agrigento si presenta divisa in due perché procedendo in direzione di Agrigento si osserva la prevalenza della Biancolilla, varietà più tardiva, con ottime produzioni. Inoltre, i comuni di questa zona si trovano a un livello più alto sul livello del mare cosa che ha contribuito a ridurre gli effetti del caldo eccessivo, contrariamente a quanto accaduto in zone più basse. La difformità produttiva sul territorio, tra oliveti e alle volte all’interno degli oliveti stessi, per il cambiare delle varietà presenti, è comunque una caratteristica estendibile a tutta la regione. In provincia di Palermo la produzione viene stimata in crescita, raddoppiata rispetto all’anno precedente che però ricordiamo era stato poco produttivo. Anche nelle province orientali della regione gli effetti dei caldi venti di scirocco in fioritura si sono fatti sentire. In provincia di Messina ancora una annata negativa, la produzione viene data in aumento rispetto allo scorso anno, annata scarsissima quanto molti frantoi sono rimasti chiusi, quindi ancora molto al di sotto delle produzioni esprimibili potenzialmente dalla provincia. Per le province di Catania, Siracusa e Ragusa la campagna si presenta complessivamente discreta, quella che viene definita una mezza carica, che spinge stimare un quantitativo complessivo di circa 4.000 tonnellate con variazioni percentuali provinciali disomogenee. Catania fa registrare un netto incremento della produzione rispetto all’anno precedente, che ribadiamo essere stato di scarica produttiva, in provincia di Siracusa l’incremento è più contenuto, riconducibile ad un 40% mentre per la provincia di Ragusa, si stima una produzione inferiore alla precedente campagna di circa il 20%. A chiudere il periplo dell’isola, la provincia di Caltanissetta, anch’essa divisa in due parti. La zona costiera dove la produzione è presente grazie alla varietà Biancolilla, anche se a macchie, e quella interna, paragonabile alla risposta produttiva della provincia di Enna piuttosto scarsa. Complessivamente, mediando e ponderando le diverse informazioni raccolte grazie ai tecnici presenti sul territorio, si può stimare per la regione Sicilia una annata in crescita del +35% che porterebbe il quantitativo stimato a superare le 24.000 tonnellate, produzione incoraggiante ma oltre il 50% al di sotto di quella espressa in passato da annate di carica. Sotto il profilo qualitativo si continua a tenere sotto osservazione la mosca e le percentuali di infestazione che per il momento risultano essere ancora al di sotto della soglia di intervento, tanto da non suggerire l’esecuzione di trattamenti antiparassitari vista la prossimità della raccolta. La produzione è attesa di qualità eccellente.

    La produzione olivicola della regione Basilicata si presenta distribuita in maniera non omogenea alternando zone a buona produzione a zone meno produttive, senza variazioni significative tra le province. L’ottima fioritura portava promesse che non più mantenute a causa di piogge forti, insistenti e prolungate nel mese di maggio. All’allegagione deludente è seguito un periodo siccitoso che perdura da tre mesi nonostante qualche evento sporadico e poco impattante. Trattandosi di una olivicoltura condotta prevalentemente in asciutto, in pochi casi, grazie all’irrigazione, si è potuto intervenire aiutando la pianta a produrre. Si osservano sulle piante olive piccole, raggrinzite che in assenza di precipitazioni creeranno difficoltà anche in fase di raccolta. Le piogge che altrove si stanno manifestando in questo tardo settembre in questa regione non sono ancora arrivate. Rispetto all’annata precedente il segno è estremamente positivo ma si deve ricordare che questa era stata un’annata di scarica. Complessivamente, se ci saranno le precipitazioni auspicate, per la regione si parla di un’annata molto simile alla 2017 che potrebbe assestarsi intorno a circa 7.000 tonnellate di prodotto di buona qualità. La mosca infatti non ha rappresentato fino ad adesso un problema, neanche in fase iniziale. Gli ultimi rilevamenti evidenziano un incremento di catture ma non di punture delle olive come probabile conseguenza del fatto che le drupe sono di piccole dimensioni e poco polpose. Il parassita continua ad essere un osservato speciale in questi ultimi giorni a ridosso della raccolta.

    Per la regione Campania si va delineando una buona annata produttiva in aumento rispetto alla precedente che però qui come in generale nel sud Italia era stata particolarmente deludente. Nel salernitano, questa campagna di raccolta, ad eccezione dell’entroterra della provincia dove sono state segnalate problematiche in fase di fioritura causate dalla pioggia e dal caldo eccessivo, non ci sono stati fattori climatici che abbiano impattato negativamente sulla produzione. Essendo la provincia di Salerno quella che esprime la maggiore produzione di tutta la Campania, l’andamento climatico dei prossimi giorni fino al momento della raccolta sarà determinante per le quantità prodotte e per la qualità espressa. Il rischio di compromissione del prodotto sussiste ed è legato alla mancanza di precipitazioni che sta caratterizzando da giugno l’areale più produttivo del salernitano e quindi della produzione campana. La mancanza di precipitazioni, trattandosi di zone non irrigue, influisce negativamente sul processo di inolizione perché la siccità impatta negativamente sulle rese in olio. Sotto il profilo qualitativo la sanità delle olive è garantita da bassissime percentuali di infestazione della mosca che viene monitorata settimanalmente. Le percentuali di infestazione si assestano per il momento intorno ad un fisiologico 2-3% che in casi rari raggiunge il 5%, ben al di sotto della soglia di intervento. Detto ciò, in presenza di piogge e tenendo sotto controllo la mosca che con il rinfrescare delle temperature e l’aumento dell’umidità potrebbe ripartire, ci si attende un incremento produttivo rispetto all’anno scorso che faccia esprimere alla provincia il 70/80% della carica produttiva. Nell’entroterra della provincia di Salerno, come accennato, e nelle province interne della regione (Benevento e Avellino) si stimano incrementi produttivi rispetto all’annata precedente ma in percentuali decisamente più contenute. L’improvviso incremento delle temperature in fase di fioritura ha letteralmente bruciato i fiori compromettendo la produzione in particolare su varietà quali il Leccino. La Ravece, varietà pregiata tipica particolarmente della provincia di Avellino ha resistito molto meglio. La provincia di Caserta, presenta anch’essa il segno positivo sebbene in misura contenuta condividendo le medesime problematiche dell’entroterra campano. Analogamente, la provincia di Napoli si avvantaggia delle buone condizioni della fascia costiera della regione.

    La produzione nelle Marche si presenta nettamente diversa in relazione alla fascia altimetrica: nelle zone interne e montane della regione la produzione è minima. Ciò è dipeso principalmente da forti abbassamenti di temperatura, prossimi al congelamento, in fase di pre-fioritura e fioritura che hanno inevitabilmente compromesso questa delicata fase fenologica e quindi la produzione. Nelle altre zone invece, fascia litoranea e medio collinare, la produzione si presenta interessante sotto il punto di vista quantitativo ed anche qualitativo. Per l’aspetto qualitativo infatti, l’andamento climatico, caratterizzato da siccità estiva associata a temperature elevate, è stato favorevole al contenimento della mosca. A contenere il parassita ha contribuito anche la dimensione delle drupe, numerose sì ma di piccole dimensioni, che le rendono meno appetibili al parassita. Ad un primo attacco pre-estivo, ne è seguito un altro settembrino ma contenuto nell’ambito di percentuali di infestazione ben al di sotto della soglia di intervento e che possiamo definire fisiologiche. Dalle indagini sul territorio, si rileva, analogamente ad altre regioni, una produzione a macchie ma complessivamente in aumento rispetto all’anno precedente che, se non intervengono fattori negativi da qui alla raccolta, dovrebbe esprimere circa il 70% di una carica produttiva. Le province di Ascoli Piceno e Fermo, normalmente quelle che contribuiscono maggiormente alla produzione regionale, sono quelle che mostrano l’incremento produttivo più. Si stima, complessivamente, una produzione di circa 3.500 tonnellate, corrispondenti ad una percentuale di incremento di poco superiore al +60% rispetto alla precedente annualità, di olio di ottima qualità.

    Per la regione Molise si va delineando una buona annata produttiva in aumento rispetto alla precedente. La distribuzione della produzione però non è omogenea: Nelle zone interne e alto collinari si assiste ad una generale scarica produttiva imputabile prioritariamente all’abbassamento delle temperature in fioritura seguita da contenuta allegagione. Nelle zone interne, a basse altitudini (piana di Venafro), e nelle zone basso collinari e costiere la produzione invece è buona e riporta complessivamente la stima della produzione regionale al segno positivo, di incremento rispetto alla precedente dell’ordine del 40% per avvicinarsi sostanzialmente alle produzioni ottenute nella campagna 2017.  Sotto il profilo qualitativo, anche in questo caso si assiste ad un netto miglioramento rispetto alla precedente annata. La mosca olearia è qui come altrove molto contenuta e se pure dovesse riprendersi in questo tardo settembre inizi di ottobre, i frantoi sono di fatto già prossimi all’apertura e i produttori alla raccolta.

    La produzione in Abruzzo presenta una alternanza di zone a buona produzione e zone meno produttive con una distribuzione che si caratterizza per fasce altimetriche. Il fattore climatico che in questo caso, ha maggiormente influito sulla produzione è stato la temperatura, o meglio il suo improvviso incremento che ha compromesso l’allegagione. La fioritura era stata straordinaria ma le sue promesse non sono state mantenute. Lungo la fascia litoranea del pescarese si osserva un calo produttivo dell’ordine del 10-20% con riferimento alla produzione dello scorso anno. Nella fascia pre-montana e in montagna questa improvvisa escalation delle temperature è stata invece meglio sopportata dalle piante e mentre lo scorso anno non si era praticamente avuta produzione oggi ci si attendono dei buoni risultati. Nel teramano la produzione si presenta a macchia di leopardo con aree in cui alcune aziende non reputano valga la pena di raccogliere. Il monitoraggio della produzione sul territorio fa stimare una riduzione del 50% rispetto allo scorso anno. Per la provincia di Chieti, che è quella che maggiormente incide sulla produzione regionale, si stima invece un incremento di circa il 70% che pure non riporta la produzione ad una piena carica. Sotto il profilo dell’andamento degli attacchi parassitari che tanto influisco sia sulla quantità che sulla qualità delle olive, non sono stati praticamente registrati attacchi di tignola se non qualcosa sulla fascia costiera. La mosca si era fatta notare all’inizio dell’estate ma le alte temperature che hanno caratterizzato il periodo estivo l’hanno sostanzialmente inattivata. I risultati dei monitoraggi in corso parlano di percentuali intorno al 3-5% nelle zone interne e la totale assenza del parassita nelle zone premontane mentre sulla fascia litoranea in alcuni areali verso la metà di settembre sono state raggiunte le soglie di intervento. Complessivamente per la regione si parla di un + 52% di prodotto di buona qualità.

    Per il Lazio la campagna 2019/20 vede il segno negativo davanti alla percentuale di variazione della produzione rispetto all’annata precedente, sebbene diversamente articolata sul territorio regionale. Nella provincia di Viterbo si assiste ad una produzione in calo di circa il 50%. L’andamento climatico fino a questo momento è stato favorevole, in generale, alla produzione dell’olivo ma si fanno invece sentire gli effetti dell’alternanza di produzione e le conseguenze delle gelate dello scorso anno. In sostanza, dove si è prodotto bene l’anno scorso, ad esempio nelle zone altamente vocate del caninese, si assiste ad una scarsa produzione, e viceversa la produzione è buona, ad esempio negli areali di Blera, Vetralla, Viterbo, dove lo scorso anno si erano avute produzioni scarse. Le piante si sono riprese dalla gelata dello scorso anno, recuperando il fogliame ma per la produzione si dovrà ancora aspettare. In questi areali le olive sono grandi ma scontano una certa carenza idrica e palesano un certo raggrinzimento. Le piogge previste e, per quanto appena detto auspicate, se arriveranno determineranno però anche buone condizioni per attacchi di mosca che, fino ad ora risulta invece contenuta in percentuali fisiologiche. I frantoi sono previsti in apertura in questi giorni. Per quanto riguarda la provincia di Rieti si tratta di un’annata che risente dei danni causati dai venti gelidi provenienti dalla Russia nell’inverno 2018. Contrariamente ad altre zone del Lazio pur colpite dalle gelate, queste hanno causato in provincia di Rieti un danno strutturale che il territorio impiegherà ancora del tempo per riparare. Le piante indenni dalla gelata però presentano una buona produzione che complessivamente può essere stimata nell’ordine del 40% di una campagna ordinaria, quale viene considerata ad esempio la 2017, assestando il quantitativo stimato su circa 1500 tonnellate, pari al 90% in più rispetto alla campagna precedente che, ricordiamo, è stata una delle peggiori per la provincia di Rieti, certamente degli ultimi anni. Migliore la situazione dell’areale sabino che ricade nella provincia di Roma dove però si osservano varietà che hanno particolarmente patito l’andamento climatico quali il Leccino e il Frantoio accanto ad altre quali la Carboncella le cui produzioni hanno invece tenuto. Nel Lazio meridionale, la produzione si presenta a macchie, disomogenea, e su questa difformità incidono anche in questo caso le varietà coinvolte. Il Leccino in particolare è scarico mentre l’Itrana sembrerebbe dare risultati migliori.

    In Umbria, le aspettative di produzione per la imminente campagna di raccolta sono contenute. Si assiste ad un generale calo produttivo nella regione senza che ci siano particolari problemi o eventi climatici a cui attribuirlo e non si evidenziano particolari differenze neanche tra le due province. In questa campagna sembrano essersi sommati, piuttosto, gli effetti dell’alternanza di produzione, non a caso la precedente campagna è stata la più interessante degli ulti anni, e le conseguenze sopportate dalle piante a seguito delle precedenti gelate. Fin dalla fioritura, abbastanza scarsa, si è compreso che questa campagna, rispetto alla precedente, sarebbe stata in contrazione. Tale contrazione oggi è stimabile intorno al -30% che riporterebbe i quantitativi di olio intorno a 4.400/4.500 tonnellate fermo restando che le rese in olio rappresentano ancora una variabile di cui si avranno informazioni precise solo in fase di molitura.

    La campagna di produzione olivicola in Toscana si presenta in diminuzione, un calo stimabile intorno al -20% rispetto allo scorso anno. La causa principale è l’andamento climatico caratterizzato da una primavera ritardata, con temperature che si sono mantenute a lungo al di sotto delle medie del periodo, causando un ritardo delle fioriture, particolarmente nell’interno della regione. La fioritura, poi, è stata scalare ed ha avuto una lunga durata e, verso la fase finale, il caldo improvviso è intervenuto a ridurre l’allegagione. Questo meccanismo è stato particolarmente evidente nelle zone interne della regione dove si sono avuti i danni maggiori. Sulla costa, con temperature più moderate, la fase di fioritura è partita prima e le piante hanno sofferto di meno.  La stagione è poi proseguita bene, la buona dotazione idrica dei terreni ha impedito agli olivi di soffrire di siccità anche nel caldo periodo di agosto, sebbene le olive, inizialmente turgide e polpose, si presentassero un po’ raggrinzite verso la metà del mese di settembre. Il mese di settembre è senza dubbio il periodo più delicato per quanto riguarda tanto le necessità idriche delle piante quanto l’andamento della popolazione della mosca olearia. Proprio in riferimento alla mosca, una prima generazione alla fine di luglio si era fatta segnalare e in alcune zone è stato eseguito un trattamento.  Il raggrinzimento delle olive le ha rese meno appetibili al parassita, ma adesso ci si trova in un momento particolarmente delicato perché le temperature in diminuzione e l’aumento dell’umidità creano condizioni favorevoli agli attacchi del parassita. Il monitoraggio territoriale, svolto dalle organizzazioni dei produttori, evidenziano la ripresa delle attività del parassita e il rischio connesso. La produzione di olive è quindi mediamente presente sulla fascia costiera ma è più scarsa nell’interno. La produzione di olio è dunque stimata in calo rispetto allo scorso anno di un 20%, con riferimento a rese standard, sebbene bisognerà attendere le prime moliture per la verifica della effettiva diminuzione di prodotto.

    In Liguria le aspettative di produzione per la imminente campagna di raccolta sono contenute nell’ordine del 43% in meno rispetto alla campagna precedente che era stata una ottima campagna. Il calo di produzione atteso quest’anno si fa sentire maggiormente nell’interno della regione rispetto alla fascia costiera che mantiene invece un buon livello produttivo. L’alternanza di produzione e l’andamento climatico sono i responsabili del calo produttivo atteso. Negli oliveti al di sopra dei 200 metri sul livello del mare, eccesso di umidità e piogge hanno determinato problemi di allegagione sebbene la fioritura fosse stata inizialmente ottima. In questa regione è poi indispensabile precisare il ruolo svolto dal mercato delle olive da mensa rispetto alla produzione regionale di olio. L’ottimo riscontro che l’oliva taggiasca trova sui mercati come prodotto da mensa fa sì che una parte crescente della produzione olivicola non venga affatto trasformata in olio. Ne è prova il fatto che si stia provando a denocciolare anche olive di calibro minore. Quanto della produzione olivicola sarà sottratto alla produzione di olio per questo motivo è difficile da quantificare ma la tendenza è forte. Le produzioni migliori, le olive più grosse e intatte vengono raccolte e destinate ad olive da mensa perché il mercato è premiante rispetto all’olio. In tema di sanità delle olive, la mosca olearia è stata segnalata da luglio in poi senza interruzione, neanche nel mese di agosto, probabilmente a causa di alta umidità e condizioni microclimatiche favorevoli. Le aziende, pur con tutte le cautele hanno eseguito i trattamenti per tutelare la qualità delle olive.

    Le aspettative di produzione per la imminente campagna di raccolta sono molto contenute per il Veneto ma in generale per tutto il nord Italia olivicolo. Dal sondaggio sul territorio emerge una stima che contempla una riduzione del 65% della produzione rispetto all’annata precedente che, ad onor del vero, era stata una annata straordinariamente positiva. Questo calo produttivo atteso può essere esteso alla Lombardia, al Friuli V. G., al Trentino A. A.. e all’Emilia Romagna, viene attribuito in parte all’alternanza produttiva ma soprattutto ad un andamento climatico avverso, siccitoso, che ha distrutto le aspettative alimentate inizialmente da una fioritura eccezionale a cui però è seguita una allegagione decisamente scarsa. Complessivamente la produzione del Nord Est olivicolo dovrebbe raggiungere circa 2.000 tonnellate di un prodotto la cui qualità per essere preservata ha richiesto l’esecuzione dei trattamenti contro la mosca. Infatti, il parassita ha duramente colpito durante tutta la stagione. La raccolta è prevista verso la metà di ottobre.

    Infine, in Sardegna è prevista una buona campagna quest’anno ma non tanto da ritornare ai livelli di un paio di anni fa quando si era avuta una piena carica produttiva. Si stima di raggiungere complessivamente circa 4.500 tonnellate (70% di una annata di carica) ma il segno positivo non è distribuito equamente nella regione. La produzione è a zone, più scarsa nel sud della regione mentre sembrano ottimi i risultati raggiungibili al centro nord e nel nord della regione. La causa di questa differenza produttiva è climatica, venti caldi e salini in fioritura hanno determinato danni e una allegagione molto al di là delle aspettative legate alla fioritura.  Sotto il profilo qualitativo, la sanità delle olive è a rischio proprio in questi giorni di tardo settembre a causa della mosca che con il diminuire delle temperature e l’aumentare dell’umidità è ripartita dopo essere stata inattivata dal gran caldo estivo. Nel nord della regione dove la produzione è interessante le aziende stanno trattando e attenderanno i tempi di carenza dei principi attivi impiegati per procedere con la raccolta. Chi non può o non vuole trattare o anticiperà la raccolta o sconterà i danni quali quantitativi in termini di produzione. In alcune zone i frantoi sono già aperti o prossimi a farlo. In generale, la maggior parte dei frantoi entro la metà del mese di ottobre sarà in piena attività.