L’anno scorso è stato celebrato il decimo anniversario della designazione da parte dell’UNESCO della dieta mediterranea come “Patrimonio culturale dell’umanità”. Allora, perché la Commissione Europea sta minando gli eccezionali prodotti mediterranei che appartengono alla nostra dieta, mettendo così a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e un’intera industria duramente colpita dal Covid-19?
E, cosa più importante, cosa si può fare per cambiare rotta? La questione sul tavolo è la decisione della Commissione europea di procedere con lo schema europeo di etichettatura anteriore dell’imballaggio (FOPL) armonizzato e obbligatorio come parte della strategia Farm to Fork.
Considerando che diversi paesi dell’UE stanno implementando (o lo hanno già fatto) il sistema Nutri-Score, sembra altamente probabile che la Commissione europea lavorerà su questa base. Cominciamo spiegando cos’è il sistema Nutri-Score.
È un’etichetta sulla confezione degli alimenti che classifica gli alimenti calcolando un punteggio nutrizionale basato su una scala a cinque colori – dove ‘A’, o verde, rappresenta l’opzione più salutare, e ‘E’, o rosso, quella meno sana – dando il cibo un profilo nutrizionale generalmente positivo o negativo.
Questa scala di etichettatura nutrizionale nella parte anteriore della confezione viene calcolata utilizzando un algoritmo sviluppato da un team di ricercatori.
Come consumatori responsabili, è ovvio il volere regole di etichettatura semplici e chiare che aiutino a comprendere i componenti nutrizionali dei prodotti che acquistiamo, in modo da poterli confrontare facilmente con gli altri e prendere decisioni informate.
Avere un sistema armonizzato in Europa eviterà anche discriminazioni di prodotto. Fin qui tutto bene.
Il problema sorge quando l’output dell’algoritmo alla base del sistema Nutri-score per un determinato prodotto si traduce in un’etichetta che chiaramente fuorvia i consumatori e li guida verso prodotti di qualità inferiore.