EVO bio, in Italia non piace

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L’Università di Trieste ha indagato il comportamento dei consumatori italiani nei confronti delle caratteristiche dell’olio extravergine di oliva, in particolare i metodi di produzione biologica e l’origine geografica.
Sulla base della letteratura esistente, vengono analizzati i concetti di sostenibilità dei sistemi alimentari, delle diete e della filiera dell’olio d’oliva.

Un esperimento di scelta (CE), utilizzando un questionario faccia a faccia con oltre 1000 partecipanti, è stato condotto per quantificare la disponibilità a pagare (WTP) per questi due attributi.
Lo studio ha voluto indagare i comportamenti di consumo dell’olio d’oliva nel nord-est d’Italia, in particolare rispetto a cinque attributi: il paese d’origine (Italia, UE o altri paesi), la presenza (o assenza) di certificazioni DOP e IGP, la certificazione biologica, le marche principali e il prezzo.

I risultati evidenziano un’eterogeneità di preferenza nelle informazioni percepite dai consumatori di olio d’oliva, identificando una serie di fonti non osservate di eterogeneità nel loro processo decisionale.
La presenza di eterogeneità di preferenze tra i partecipanti ha aiutato a spiegare meglio i meccanismi sottostanti alla scelta individuale.

Questa ricerca rivela una forte e positiva preferenza per l’olio d’oliva di produzione locale come principalmente suggerito in letteratura.

Altri studi riferiscono che gli intervistati non hanno attribuito un valore superiore all’attributo biologico dell’extra vergine, forse come conseguenza della convinzione che l’olio d’oliva sia un prodotto sano e naturale, indipendentemente dal suo status da agricoltura biologica. Allo stesso modo, i risultati suggeriscono che gli intervistati potrebbero beneficiare di informazioni più approfondite sui metodi di produzione biologica.

I risultati della segmentazione suggeriscono la presenza di un segmento di consumatori che è influenzato positivamente dal coefficiente di prezzo. Questa non è una novità: gli intervistati considerano spesso il prezzo come un indizio di qualità realistico e affidabile.

In generale, è necessario ridurre ulteriormente le asimmetrie informative che ostacolano l’efficienza del mercato. In particolare, appare importante informare maggiormente i consumatori sulle caratteristiche dei prodotti e sul significato delle certificazioni e diffondere maggiormente le raccomandazioni nutrizionali secondo le linee guida internazionali e nazionali.

Infine, va notato che la sostenibilità della filiera dell’olio d’oliva è un elemento chiave nel contesto della crescente attenzione mondiale alla salubrità della dieta mediterranea. Pertanto, i sistemi dell’olio d’oliva possono giocare un ruolo importante all’interno della dieta mediterranea come “un motore di sistemi alimentari sostenibili all’interno delle strategie di sviluppo regionale e su quello dei prodotti locali tradizionali, poiché la sicurezza alimentare quantitativa deve essere integrata anche da approcci qualitativi”.

In questo senso, lo sviluppo di un sistema alimentare sostenibile è accompagnato da politiche locali di sviluppo sostenibile che prendono in considerazione diversi aspetti della sostenibilità, non ultimo il patrimonio culturale del mondo rurale e il paesaggio agricolo secondo un modello di sviluppo endogeno.

In accordo con il sistema alimentare sostenibile, la certificazione biologica è solo uno degli attributi che possono essere sfruttati insieme ad altre caratteristiche ambientali e socio-economiche, ad esempio la caratteristica di prodotto tipicamente italiano e locale con la certificazione di origine della materia prima (olio 100% italiano) e il rispetto della certificazione a denominazione d’origine (DOP, IGP).

Pertanto, la sostenibilità di un sistema olivicolo dovrebbe essere analizzata prendendo in considerazione non solo una dimensione della sostenibilità, ma i suoi attributi multidimensionali complessivi nello spazio di un modello di sviluppo locale, e integrando il modello di sviluppo locale con un modello di alimentazione sana e sostenibile.

In conclusione i risultati mostrano una preferenza positiva per gli attributi di origine, mentre l’attributo biologico non è molto apprezzato.

Fonte: www.teatronaturale.it