Riportiamo un articolo molto interessante scritto da Marcello Pagliai, direttore dell’International Union of Soil Sciences, che dovrebbe far riflettere tutti noi sull’uso sconsiderato del suolo.
L’ultimo rapporto ISPRA del 2022 rivela che il consumo di suolo nel 2021 è il più alto degli ultimi 10 anni. Questo consumo ha viaggiato ad una media di 19 ettari al giorno con il cemento che ricopre ormai 21.500 chilometri quadrati, di cui 5.400 riguardano gli edifici che da soli rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.
Tra il 2006 e il 2021 l’Italia ha perso 1.153 chilometri quadrati di suolo naturale o semi naturale, con una media di 77 chilometri quadrati all’anno. Le trasformazioni urbane hanno reso il suolo impermeabile, causando allagamenti, accentuati anche dalla crisi climatica in atto, ondate di calore, perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di euro l’anno.
È superfluo ricordare che l’urbanizzazione sottrae all’agricoltura i suoli migliori per capacità produttiva, fertilità, giacitura, ecc. Il consumo di suolo è dovuto in buona parte all’aumento costante degli edifici: oltre 1.120 ettari in più in un anno distribuito tra aree urbane (32%), arre suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%). Tra le cause del consumo di suolo c’è anche la costruzione di nuovi poli logistici anche in aree a pericolosità idrologica elevata. Il suolo viene infine consumato per il fotovoltaico a terra. Nel 2021 le nuove istallazioni sono state pari a 70 ettari ma per il futuro si stima un aumento di oltre 50.000 ettari, cioè 8 volte il consumo di suolo annuale.
Il rapporto ISPRA riporta anche una cartografia delle Regioni, Province e Comuni e da un attento esame si può senz’altro affermare non ci sono davvero esempi virtuosi.
Considerato che siamo nel mezzo di una crisi climatica per cui i cosiddetti eventi estremi non sono più eccezionali ma sono destinati a ripetersi con frequenza costante, è quanto mai improcrastinabile mettere in atto azioni di messa in sicurezza del territorio nonché realizzare opere di regimazione delle acque superficiali, per arginare le alluvioni, e di stoccaggio dell’acqua piovana in previsione di periodi di siccitosi sempre più lunghi.
Da anni, ormai, giace in Parlamento una proposta di Legge quadro per la protezione e la gestione sostenibile del suolo, che dovrebbe regolamentare proprio il consumo del suolo stesso, di cui ogni tanto si parla per essere poi accantonata per il sopravvenire di altre priorità. A peggiorare il quadro, l’attuale atteggiamento dell’opinione pubblica nel suo insieme (decisori politico-amministrativi inclusi) che sembra riflettere mancanza di consapevolezza o, peggio ancora, noncuranza.
La redazione
Per leggere l’intero articolo www.fidaf.it