La Commissione europea ha annunciato una consultazione pubblica sulle modifiche proposte all’etichettatura degli alimenti con l’obiettivo di aiutare i consumatori a fare scelte alimentari più sane e sostenibili e ad affrontare lo spreco alimentare.
Gli sforzi della Commissione fanno parte della strategia Farm to Fork recentemente approvata, un elemento del Green Deal europeo annunciato nel 2019.
Sebbene le parti interessate abbiano tempo fino al 7 marzo 2022 per presentare le proprie opinioni, dopo soli tre giorni erano già state accettate 53 comunicazioni scritte.
Il trentuno percento di questi è stato ricevuto dai paesi produttori di olio d’oliva di Spagna, Italia, Portogallo e Grecia.
In questi paesi numerosi gruppi hanno criticato il sistema di etichettatura Nutri-Score nella parte anteriore della confezione. In discussione è il punteggio assegnato all’olio extra vergine di oliva – un Giallo – C – che è inferiore al punteggio assegnato alle bevande gassate addolcite artificialmente, come la Coca Cola Zero.
La commissione sta attualmente valutando cinque opzioni principali, che vanno dall’informazione volontaria a un’etichetta nutrizionale armonizzata sulla parte anteriore della confezione, che sarebbe obbligatoria in tutta l’Unione europea.
Tuttavia, i criteri utilizzati per determinare come viene presentato il valore nutrizionale sono la questione che più preoccupa i produttori di olio d’oliva e i sostenitori della dieta mediterranea.
L’italiana NutrInform battery ha ricevuto un notevole supporto come alternativa a Nutri-Score.
Piuttosto che assegnare a ciascun prodotto un “grado” da Verde=A a Rosso=E, fornisce dati numerici specifici e isola i grassi saturi dagli altri lipidi.
Nel frattempo, i ricercatori dell’Università di Bari, in Puglia, in Italia, hanno proposto il Med Index, che considera la sostenibilità e l’impatto ambientale di cibi e bevande.
Oltre alle domande sulle informazioni nutrizionali, la commissione sta cercando consenso sulla questione dell’estensione dell’uso obbligatorio dell’etichettatura di origine, osservando che “i consumatori sono sempre più influenzati da una serie di considerazioni quando prendono decisioni alimentari, compresa l’origine del cibo e la lunghezza della filiera alimentare”.
di Simon Roots
Fonte: www.oliveoiltimes.com