Lo Scopaff dice stop, si alza dal tavolo delle trattative con la task force europea che sta gestendo il rinnovo e attiva invece le procedure per adottare il regolamento di non inclusione.
A Bruxelles lo Standing Committee on Plants, Animals, Food and Feed Section Phytopharmaceuticals (Comitato tecnico della Commissione soprannominato dagli addetti ai lavori con l’acronimo Scopaff) ha deciso infatti di non prendere in considerazione la richiesta, da parte degli Stati Membri in particolare del Sud Europa, di continuare a discutere e considerare un dossier di deroga. Viene concesso un periodo di moratoria di sei mesi per la vendita e distribuzione più altri sei mesi per l’impiego (6+6).
Nella maggior parte degli Stati Membri, la commercializzazione potrà quindi proseguire fino a metà 2021 e l’impiego da parte degli utilizzatori fino a fine 2021. Secondo UPL, che guida la EU Mancozeb Task Force, vi sono numerosi vizi procedurali che hanno negativamente influenzato il processo di rinnovo. «La Task Force – si afferma in una nota – considererà ora tutte le alternative possibili per far sì che questo indispensabile strumento per la prevenzione e gestione delle resistenze resti disponibile per gli agricoltori europei».
Un po’ di cronaca per capire perché questa decisione è considerata una forzatura dai produttori europei: la Grecia, attuale paese relatore per il processo di revisione di questa molecola, aveva finalizzato la propria verifica di informazioni scientifiche, determinanti per il rinnovo del Mancozeb e non valutate dal precedente paese relatore (Regno Unito), giungendo alla conclusione chiave dell’identificazione di un «uso sicuro per la salute umana».
La Commissione ha ribaltato le considerazioni indirizzando invece gli Stati Membri ad un affrettato voto allo Scopaff.
L’” uso sicuro”, identificato nel rapporto della Grecia, avrebbe invece resa possibile un’approvazione con restrizioni del Mancozeb.
Il dossier di deroga, preparato e pronto per la presentazione, ha infatti identificato più di 900 combinazioni di coltura / avversità / Paese per le quali, al momento, non esistono alternative al Mancozeb.
Nonostante tutto ciò, la Commissione ha deciso unilateralmente di non chiedere alla EU Mancozeb Task Force di presentare questo dossier.
Inoltre, la Commissione ha ulteriormente deviato dalla procedura in quanto non c’è stata alcuna revisione paritetica (Peer Review) della valutazione della Grecia, a fronte di un aggiornamento del rapporto di valutazione originale redatto dal Regno Unito. Peraltro, la Commissione non ha, neppure formalmente, richiesto ad EFSA di aggiornare la propria Scientific Opinion in accordo alle nuove evidenze.
Questi severi vizi procedurali, insieme all’errata rappresentazione da parte della Commissione del Rapporto della Grecia hanno esercitato pressione sugli Stati Membri durante lo Scopaff ed hanno contribuito all’inopportuna ed affrettata adozione del non-rinnovo.
Da ultimo, è stato stabilito un periodo di moratoria di sei mesi per la vendita e la distribuzione, seguiti da altri sei mesi per l’impiego in campo del Mancozeb. Tale periodo decorrerà, presumibilmente, da inizio gennaio 2021 e, nello specifico, dipenderà dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Europea della decisione della Commissione e dalla data della sua entrata in vigore. Si può quindi affermare che tale periodo sarà sufficiente a garantire, nella maggioranza degli Stati Membri, la possibilità di vendita ed impiego del Mancozeb durante la stagione 2021.
La EU Mancozeb Task Force conferma che, ora, considererà tutte le possibili opzioni alternative al fine di assicurare che gli agricoltori europei possano continuare ad avere a disposizione questo indispensabile ed imprescindibile strumento per la prevenzione e gestione delle resistenze.
Fonte: www.terraevita.edagricole.it