Si sviluppa a spese delle uova delle cimici impedendone la nascita. Prima di utilizzarla come arma biologica servirà una procedura burocratica che comprende una valutazione del rischio
Il suo nome è Trissolcus japonicus. E’ l’antagonista naturale dell’incubo economico e ambientale di nome Halyomorpha halys, la cimice asiatica.
E’ insetto alieno, ed ecco perché, prima di poterla utilizzare come agente di controllo biologico della cimice asiatica occorreranno ancora molte riflessioni.
Da un anno il Crea di Firenze, dopo aver richiesto tutte le autorizzazioni del caso e averla importata, la sta allevando in camera di quarantena, per studiarne le caratteristiche, le potenzialità e per verificarne l’impatto ambientale in caso di lanci controllati dell’insetto, in vista del suo utilizzo nell’ambito di programmi di ‘lotta biologica classica’ contro H. halys.
T. japonicus si sviluppa a spese delle uova delle cimici, non solo di quella asiatica, depone le sue all’interno di quelle della cimice e lì si sviluppa fino a diventare adulto. Di fatto ne impedisce la nascita. In laboratorio T. japonicus raddoppia la popolazione ogni cinque-sei giorni, in natura invece, secondo la letteratura disponibile, compie quattro generazioni l’anno. Si moltiplica quindi molto velocemente (la cimice compie due generazioni l’anno), la proporzione maschi/femmine in una covata, è nettamente sbilanciata verso le femmine (il 70% delle nascite), ogni femmina può deporre 70 uova e, soprattutto, è in grado di parassitizzare fino al 90% delle uova di cimice asiatica. T. japonicus inizia a riprodursi, sempre in laboratorio, a 24 gradi.
Pio Federico Roversi, direttore del Crea di Firenze: “Chiariamo subito – ci ha detto Roversi – nessuno pensa di eradicare la cimice asiatica. Non è possibile eradicarla, si tratta di riportare il sistema in equilibrio”. Tradotto, ciò significa che neanche T. japonicus è in grado di eliminare completamente la cimice asiatica: H. halys si è stabilita sul nostro territorio e si è perfettamente adattata.
‘Riportare il sistema in equilibrio’ significa però che le popolazioni possono essere ricondotte a un numero tale da non rappresentare più una seria minaccia per l’agricoltura.
Prima di poter procedere alla sua moltiplicazione in laboratorio allo scopo di utilizzarla come arma biologica, occorrerà una procedura burocratica che potrebbe non essere poi così lunga, procedura che comprende un risk assessment e una successiva valutazione del ministero della Salute.
Si deve stabilire se T. japonicus costituisca un rischio per l’ambiente, possa sconvolgere gli equilibri o danneggiare insetti utili autoctoni.
Poco importa il fatto che la vespa sia già arrivata sul territorio in maniera accidentale perché, in questo caso, il punto è riprodurla per poi effettuare lanci controllati.
T. japonicus depone le proprie uova solo all’interno delle uova di tutte le cimici, compresa l’Arma custos, insetto presente nei nostri areali e che è considerato benefico.
Per quanto riguarda l’Arma custos, della cui sorte in Italia si è preoccupati, il direttore del Crea di Firenze è fermamente convinto che ci si trovi in una situazione in cui si debba scegliere il male minore: “Si tratta pur sempre di un’analisi costi/benefici, noi dobbiamo porre rimedio a una situazione che è drammatica” ha detto ancora.
“Ad oggi il mondo agricolo si sta rivolgendo a un uso massiccio di fitofarmaci e questo comporta anche fare tabula rasa di altri insetti utili che tengono sotto controllo altre minacce”.
Fra il 2014 e il 2018, solo per la pera, in Emilia Romagna, nei disciplinari di produzione integrata si è passati da cinque trattamenti (organofosfati e neonicotinoidi) a dieci trattamenti, introducendo anche i piretroidi, tutti insetticidi ad ampio spettro. Anche di questo il ministero della Salute dovrà tener conto, valutando il risk assessment per l’introduzione della cosiddetta vespa samurai.
Un precedente positivo è costituito dal benestare del Governo neozelandese che ha condotto un’analisi di rischio e ha, di recente, concesso l’ok preventivo al lancio di T. japonicus, qualora la cimice asiatica dovesse arrivare sul loro territorio. I neozelandesi quindi, se H. halys dovesse mai presentarsi, sono già pronti ad accoglierla con cannoni armati di uova di T. japonicus.