La caduta dei giganti infettati dal batterio che è dilagato per colpa di incertezze, ritardi, interventi sbagliati, ricorsi che si sono rivelati veri e propri boomerang, teorie ambientaliste senza alcun costrutto scientifico. E mentre la ricerca sta sperimentando l’innesto di specie di olive resistenti alla Xylella fastidiosa, come soluzione per fermare la dissoluzione degli oliveti pugliesi, la ruspa e le motoseghe fanno il loro lavoro: ciò che andava fatto per tempo, e che avrebbe probabilmente limitato la perdita di piante che ora si calcola a centinaia di migliaia.
Un capitolo della storia di questa epidemia è stato scritto in contrada Colacavallo a Carovigno.
Ci dicono che in questa zona la Xylella ha colpito qui, soprattutto. Poco dopo un misterioso essiccamento dell’erba nell’area e nelle campagne circostanti. Non si è mai capito se per effetto della siccità, o di un diserbante. Il proprietario dell’oliveto, Pasquale Lanzillotti, non è mai riuscito a venire a capo di tale dubbio. é crescito tra queste piante, che cura da 56 anni: quando le ruspe si sono avvinate al più vecchio degli ulivi non ha retto ed è andato via.
La scienza non può correre, ha bisogno di conferme dai test, poi potrà indicare la strada. In contrada Colacavallo gli ulivi secolari, intanto, sono andati alla morte.
Intanto la Xylella è andata oltre, ha raggiunto il confine tra il Brindisino e il Barese. Ma qui gli alberi sono caduti a decine nello sferragliare delle ruspe che hanno estirpato radici infinite, una cosa che colpisce forse di più del taglio dei tronchi, perché è un atto definitivo.