Il comprensorio di Ugento sta per dire addio all’olivicoltura con il rischio di ripercussioni drammatiche sul tessuto economico e sociale.
Come era nelle previsioni degli addetti del settore quest’ annata olivicola si è rivelata la peggiore della storia e forse l’ultima, visto che il flagello della Xylella fastidiosa ha ormai quasi completamente distrutto il patrimonio arboreo esistente e, al di là di isolate iniziative personali, non è ancora stata avviata una massiccia operazione di soppianto con varietà di olivo resistenti come la Favolosa
Sotto la scure di xylella anche le grandi aziende agricole che nell’olivo avevano investito tantissime risorse, spesso facendo ricorso a mutui, e che ora si vedono costrette a vendere macchinari, licenziare operai e ripensare la propria “mission” imprenditoriale in attesa di un segnale da Bari o da Roma.
Quest’anno ad assestare il colpo di grazia si sono messi l’infestazione della mosca dell’olivo e la ciclica scarica (quando le olive rallentano biologicamente la produzione di drupe), ragion per cui i pochissimi quintali presenti negli oliveti sono stati già raccolti e i frantoi oleari si avviano mestamente alla chiusura entro la fine di questo mese.
Nei prossimi dieci giorni i pochissimi impianti che avevano iniziato la molitura anticipandola alla prima metà di ottobre per non perdere nemmeno l’esiguo raccolto, avvieranno le necessarie operazioni di manutenzione.
Manca il prodotto, cessa la produzione e si licenziano le maestranze, con ripercussioni sociali che si acuiranno ancora di più il prossimo anno, quando anche l’intero Capo di Leuca vivrà forse la sua ultima stagione olivicola. Ovviamente ne risente pure l’indotto con un conseguente crollo di commesse e operazioni.
«Due anni fa – illustra uno dei principali produttori olivicoli salentini, Renato Congedi di Ugento – avevamo toccato il record provinciale di 145mila quintali di olive molite nei nostri impianti, mentre oggi siamo alla misera cifra di 5mila e 500 e arriveremo a malapena a 6mila e 500 entro fine mese quando chiuderemo il frantoio. Ne stanno risentendo anche i piccoli produttori – snocciola altri dati l’imprenditore – circa mille quelli che facevano riferimento alla nostra azienda e che fino allo scorso anno ogni venerdì ricevevano i pagamenti per le olive conferite, circa 200mila euro in totale a settimana. Per avere un altro termine di paragone, stiamo passando da un fatturato di 7 milioni di euro a circa 60 mila euro, vale a dire un vero e proprio tracollo di questo settore economico su cui noi e tanti altri avevano investito mettendo risorse proprie, tantissimo impegno e passione».
La gravissima crisi dell’olivicoltura salentina sta mettendo a dura prova il tessuto economico sociale.
«Ci saranno ripercussioni non solo a livello economico ma anche sociale – avverte Congedi – noi abbiamo già venduto due impianti e l’anno prossimo metteremo in vendita il terzo, alcuni trasportatori che ricevevano commesse da noi, come quelli che trasportavano la sansa a Bari – prosegue – sono rimasti senza lavoro e stanno vendendo i camion, tra dieci giorni dovrò licenziare i miei 60 dipendenti perché su 80 ettari di oliveti di nostra proprietà non è rimasta nemmeno una pianta produttiva. Ormai il comprensorio di Ugento non avrà più campagne olearie – è la sua amarezza – e anche a voler ripartire con i nuovi impianti il sistema si è ormai sfaldato con tantissimi che stanno cambiando mestiere o cercano fortuna altrove. Politica e istituzioni – conclude – non si sono resi conto che la questione è di una gravità spaventosa».
Fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it