È un’annata in salita per l’olivicoltura italiana che, oltre a scontare gli effetti di un contesto economico avverso, nelle previsioni di produzione realizzate sulla campagna di raccolta in corso farebbe registrare una significativa flessione del -37%.
La proiezione è quella di 208.000 tonnellate contro le 329.000 dello scorso anno, la fotografia di un Paese diviso esattamente in due con il Sud che segna un forte calo e il Centro Nord che si attesta sopra la media nazionale con alcune regioni che, grazie all’annata di carica attesa, mostrano percentuali positive a tre cifre.
È quanto emerge dalle stime produttive frutto della collaborazione tra Italia Olivicola e ISMEA, basate sulle osservazioni condotte tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre e che sembrano confermare le preoccupazioni iniziali di imprenditori e operatori del comparto. Una sinergia che si ricompone, dopo diversi anni, e che permette di produrre stime con metodologie e strumenti condivisi che qualificano ancora di più il dato delle osservazioni.
Sulle percentuali negative pesano naturalmente gli innumerevoli problemi climatici che hanno interessato trasversalmente tutte le fasi vegetative e il fisiologico calendario dell’alternanza di produzione che emerge chiaramente leggendo i dati regionali della tabella sviluppata dallo studio.
Nel mezzogiorno, la Puglia – contesto produttivo che da solo vale mediamente il 50% della produzione italiana – farebbe registrare un -52%, come risultato di una concomitanza di fattori tra i quali la condizione di annata di scarica ma anche eventi climatici avversi e – non ultimo – la Xylella che ancora continua a influire in maniera importante sulla capacità produttiva, in attesa di capire come i nuovi impianti riusciranno a sopperire alla devastazione del patrimonio olivicolo di gran parte del Salento.
Anche per quanto riguarda la Calabria (-42%) si stimano cali produttivi significativi, quasi dappertutto, per via del clima sfavorevole e dell’annata di scarica attesa ovunque ad eccezione della provincia di Reggio Calabria, decisamente in controtendenza.
Trend negativo ma non troppo per la regione Siciliana che si attesterebbe a -25% a causa delle alte temperature che a maggio hanno influito sull’allegagione e della siccità estiva che qui come altrove ha richiamato la necessità, laddove possibile, dell’irrigazione per raddrizzare il tiro sullo sviluppo del frutto.
Stime diametralmente opposte invece per l’ottimistico +27% della Toscana, salvata dalle piogge di settembre sui volumi e sulla qualità.
Un risultato positivo che si registra diffusamente in tutte le regioni del Nord dopo le forti riduzioni della scorsa annata con la Lombardia a +142%, il Trentino a +122% e Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia in linea con i livelli delle annate di carica, anche se fioritura e allegazione non sono state all’altezza delle aspettative sempre a causa della alte temperature e dell’assenza di precipitazioni prolungata.
Occorre osservare come il dato italiano sia coerente con la tendenza europea che vede una flessione importante della produzione spagnola (con cali fino al 50% rispetto all’anno precedente) e registra una stima positiva solo per la Grecia, unico Paese tra i grandi produttori a stare sopra i livelli produttivi dello scorso anno che si porterebbe oltre le 300mila tonnellate piazzandosi al secondo posto come produttore mondiale nell’attuale campagna di raccolta, scalzando l’Italia.
“Quello in corso – sostiene il Presidente Gennaro Sicolo – è un anno molto particolare per l’olivicoltura italiana chiamata a fare i conti con gli aumenti dei prezzi dettati dalla scarsa produzione nazionale, dalla bassa disponibilità anche a livello internazionale ma anche dai rincari dei costi di produzione, come per esempio quelli legati all’energia e all’approvvigionamento dei materiali. L’auspicio è che il dato della resa dell’olio possa in qualche modo calmierare l’incidenza dei fattori esterni, anche perché abbiamo fatto un buon lavoro negli oliveti per migliorare la qualità del prodotto che ci permette di ben sperare in un risultato meno severo sotto il profilo qualitativo. In molte aree la raccolta anticipata ha permesso di proteggere il prodotto dai colpi di coda della mosca olearia le cui popolazioni hanno ripreso vigore con il rinfrescarsi delle temperature e le prime piogge”.
Consulta il report completo con la tabella sul sito web di ISMEA, cliccando qui.